Nel 1991 il Prof. Stadelmann, insieme al dott. Gantenbrink ,accettarono di condurre una spedizione per indagare sui cosiddetti “pozzi d’aria” di Cheope.
Assistito da Ulrich Kapp del GAI e da due ispettori egiziani, il dott. Gantenbrink partì per una campagna di due settimane per realizzare un’ispezione video dei minuscoli pozzi della piramide di Cheope, attraverso l’uso di un robot appositamente costruito, l’upuaut . Purtroppo quei primi tentativi di esplorazione non andarono come sperato, a causa dell’impossibilità del robot di avanzare nei pozzi della piramide.
Il dott. Gantenbrink fu costretto a tornare in Germania e li studiò e mise appunto un nuovo robot che gli sarebbe servito per un nuovo tentativo di esplorazione l’upuaut/1.
Tornato in Egitto provò il nuovo robot con le modifiche apportate, ma alcuni problemi di funzionamento impedirono per la seconda volta di completare la spedizione.
Questo lo costrinse a ritornare di nuovo in Germania per modificare ulteriormente il robot.
Finalmente dopo aver dedicato tutto il 1992 alla messa appunto delle modifiche necessarie tornò in egitto per completare la spedizione iniziata nel 1991.
Tornato in Egitto, finalmente a marzo del 1993 potè iniziare con un esplorazione più profonda dei pozzi, partendo dalla camera della regina.
L’esplorazione ebbe inizio dal pozzo nord inferiore che venne percorso dal robot rinominato per l’occasione upuaut/2, per circa 19 metri fino a scoprire una vecchia asta di metallo lasciata durante una spedizione del 19° secolo dall’esploratore Waynman Dixon. Poi il robot venne indirizzato lungo il pozzo meridionale più basso che presento una serie di ostacoli, che resero difficile l’avanzamento del robot.
Il primo ostacolo in cui robot comandato dal dott. Gantenbrink finì con l’imbattersi fu uno spostamento laterale della parete del pozzo di circa 4 cm, che lo costrinse a uno spostamento rasente contro l’altra parete. Questo provocò nel team la preoccupazione che spingendo troppo avanti il robot, quest’ultimo sarebbe potuto incastrarsi, rendendo impossibile una sua estrazione.
Dovettero a quel punto arretrare e apportare alcune modifiche, questo inconveniente incontrato finì quindi per ritardare ulteriormente l’esplorazione di un giorno.
Il 15 marzo l’esplorazione riprende e grazie alle modifiche apportate dal team, il robot riesce a superare l’ostacolo senza problemi e a spingersi più avanti nell’esplorazione.
Dopo circa 53 metri, ecco però che appare nello schermo un altro ostacolo. Questa volta si tratta di un gradino di 6 cm, che il robot con un altezza inferiore a 11 cm non può superare. Questo ostacolo viene soprannominato “la trappola del carro armato”
I team e costretto a far indietreggiare nuovamente il robot per apportare ulteriori modifiche.
Insomma sembra proprio che la piramide di Cheope voglia mantenere intatti i propri segreti.
Nel frattempo al team della spedizione si unisce anche il dott. Hawass, per monitorare le scoperte fatte fino a quel momento.
Dopo aver apportato ulteriori modifiche al robot, viene superato anche il secondo ostacolo.
Dopo aver percorso circa 59 metri dall’imbocco del pozzo, alle 11.05 dalle telecamere del robot viene trasmessa un’immagine che lascia il team senza parole.
Sullo schermo appare una lastra di pietra che blocca l’albero del pozzo.
Dalle immagini i ricercatori riescono a stabilire che il materiale usato per la costruzione di quella lastra è proprio lo stesso di alta qualità impiegato per la costruzione delle altre camere.
Mentre il robot avanza,per inquadrare meglio la lastra, il team si rende conto che su di essa sono fissati
due raccordi in rame fissati da quelli che verranno identificati come due sigilli.
Il team pensa di avere scoperto una porta segreta e la domanda che ormai tutti si pongono è che cosa ci sia alle sue spalle.
Purtroppo, con grande sorpresa di tutti, gli addetti alla piramide, bloccano a quel punto la spedizione e le loro esplorazioni, costringendo il dott. Gantenbrink a tornare in Germania, pieno di dubbi e con il rimpianto di non aver potuto proseguire oltre con la sua indagine, nonostante avesse a disposizione finanziamenti sufficienti e di poter essere lui in prima persona ad eseguire l’apertura di quella lastra per vedere cosa nascondeva dietro di essa.
Il dott. Gantenbrink insieme al suo team, In seguito poterono effettuare altri test su quella lastra, inserendo
Una sonda sottile attraverso uno spazio sul fondo, esperimento questo atto a determinare cosa ci fosse dietro, che però non ebbe esito positivo.
Vennero anche proposti altri metodi, che andavano dallo spostamento della lastra stessa attraverso un cuneo a la scannerizzazione tramite ultrasuoni. Esperimento quest’ultimo che avrebbe potuto determinarne lo spessore e nel caso anche la lavorazione sull’altro lato. La convinzione dei ricercatori era infatti che quella scoperta durante la spedizione fosse la parte posteriore della lastra e che quelle che avevano inquadrato fossero le estremità di una maniglia che sarebbe stata usata per sistemare la lastra dall’altra parte. A tal proposito venne anche proposta di far passare della corrente elettrica sistemando due morsetti sulle parte visibili per capire se dall’altra parte ci fosse in effetti una parte integra.
Ma il team non potette andare oltre e tutti questi esperimenti non poterono concretizzarsi. Lasciarono così per ordine di quelle che definirono in seguito influenze esterne la lastra come l’avevano trovata.
Cosa poteva esserci di così scomodo dietro quella lastra da impedire che un team esterno all’egitto non continuasse nella sua esplorazione, forse dietro quella porta costudiva segreti che avrebbero obbligato gli studiosi a riscrivere la storia dell’antico Egitto.
Qualcuno ha voluto ricollegare questa scoperta al fatto che le piramidi fossero molto più antiche di quanto affermato e che la loro costruzione sarebbe da attribuire non agli Egizi ma bensì all’antico popolo di Atlantide, che troverebbe degli indizi anche in sale nascoste ed non rese note dagli egittologi, che si troverebbero al di sotto della sfinge.
Naturalmente tutte queste ipotesi vengono rigettate dall’egittologia ufficiale che dichiarano che nulla di misterioso è mai stato nascosto al pubblico.
Tornando però alla misteriosa lastra di pietra, pare che nel 2003, un team in Egitto, sia potuto andare più a fondo nel mistero e abbia finalmente potuto aprire un varco dietro la lastra per ammirarne i segreti.
La dichiarazione ufficiale è stata che dietro quella lastra gli studiosi non trovarono nulla e a riprova di questo venne anche pubblicata una foto.
E’ su quest’ultima che però qualcuno ha deciso di aprire un dibattito. Difatti guardando sembra proprio di ammirare due lastre diverse. Naturalmente questo non ha fatto altro che rendere il mistero ancora più fitto difatti è ormai chiaro che molti già non credessero possibile che dietro quella lastra non vi fosse conservato nulla, data anche la sua ubicazione, insomma chi avrebbe inserito li quella lastra se non fosse servita a nulla, non solo, dopo le varie raccomandazione a non usare metodi troppo invasivi si decide di perforarla senza sapere cosa ci fosse alle spalle rischiando cosi di fare un disastro incalcolabile.
Anche se in via ufficiale tutto ormai sembra spiegato, alla luce di tutti questi misteri non stupisce se più di qualcuno rimane scettico difronte a tutto questo.
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In 1991 Prof. Stadelmann, together with Dr. Gantenbrink, agreed to conduct an expedition to investigate Cheope’s so-called “air wells”.
Assisted by Ulrich Kapp of GAI and two Egyptian inspectors, dr. Gantenbrink left for a two-week campaign to carry out a video inspection of the tiny wells of the pyramid of Cheops, through the use of a specially constructed robot, the upuaut. Unfortunately those first attempts at exploration did not go as hoped, due to the robot’s inability to advance into the wells of the pyramid.
The dott. Gantenbrink was forced to return to Germany and studied them and put in place a new robot that would serve him for a new exploration attempt the upuaut / 1.
Back in Egypt he tried the new robot with the changes made, but some functioning problems prevented for the second time to complete the shipment.
This forced him to return to Germany again to further modify the robot.
Finally, after having dedicated all of 1992 to the mass of the necessary changes, he returned to Egypt to complete the expedition that began in 1991.
Back in Egypt, finally in March 1993 he was able to start with a deeper exploration of the wells, starting from the queen’s room.
The exploration began at the lower north shaft which was traversed by the robot renamed for the upuaut / 2 occasion, for about 19 meters until it discovered an old metal rod left during a 19th century expedition by explorer Waynman Dixon. Then the robot was directed along the lower southern well which presented a series of obstacles, which made it difficult for the robot to advance.
The first obstacle in which robot controlled by dr. Gantenbrink ended up coming up with a lateral movement of the well wall of about 4 cm, which forced him to move close to the other wall. This caused the team to worry that by pushing the robot too far, the robot could get stuck, making it impossible to extract it.
At that point they had to retreat and make some changes, so this inconvenience encountered ended up further delaying the exploration for a day.
On March 15 the exploration resumes and thanks to the changes made by the team, the robot manages to overcome the obstacle without problems and to go further in the exploration.
After about 53 meters, however, another obstacle appears on the screen. This time it is a 6 cm step, which the robot with a height of less than 11 cm cannot exceed. This obstacle is nicknamed “the tank trap”
The teams are forced to retreat the robot again to make further changes.
In short, it seems that the Cheops pyramid wants to keep its secrets intact.
In the meantime the dr. Hawass, to monitor the discoveries made up to that point.
After making further changes to the robot, the second obstacle is also passed.
After traveling about 59 meters from the entrance to the well, at 11.05 the image of the team is transmitted by the robot cameras leaving the team speechless.
On the screen appears a stone slab that blocks the shaft of the well.
From the images the researchers are able to establish that the material used for the construction of that slab is just the same high quality used for the construction of the other rooms.
As the robot advances, to better frame the plate, the team realizes that they are fixed on it
two copper fittings fixed by those that will be identified as two seals.
The team thinks they have discovered a secret door and the question that everyone now asks is what is behind it.
Unfortunately, to everyone’s surprise, the employees at the pyramid, at that point block the expedition and their explorations, forcing the dr. Gantenbrink to return to Germany, full of doubts and with the regret of not being able to continue further with his investigation, despite having available sufficient funding and being able to be himself in the first person to open that slab to see what he was hiding behind it.
The dott. Gantenbrink together with his team, Later they could carry out other tests on that plate, inserting
A thin probe through a space on the bottom, an experiment that determines what was behind it, but it failed.
Other methods were also proposed, ranging from the displacement of the slab itself through a wedge to ultrasonic scanning. The latter experiment could have determined its thickness and in the case also the processing on the other side. The researchers’ conviction was in fact that the one discovered during the expedition was the back of the slab and that those that were framed were the ends of a that would have been used to place the slab on the other side. In this regard it was also proposed to pass electric current by placing two clamps on the visible parts to understand if on the other side there was indeed an integral part.
But the team could not go further and all these experiments could not materialize. They left this way in the order of those who later defined the plate’s external influences as they had found it.
What could be so uncomfortable behind that slab to prevent a team from outside Egypt from continuing its exploration, perhaps behind that door was secrets that would have forced scholars to rewrite the history of ancient Egypt.
Someone wanted to reconnect this discovery to the fact that the pyramids were much older than what was claimed and that their construction would be attributed not to the Egyptians but rather to the ancient people of Atlantis, who would find clues even in hidden rooms and not made known by the Egyptologists, who would find themselves below the sphinx.
Naturally all these hypotheses are rejected by the official Egyptology which declares that nothing mysterious has ever been hidden from the public.
Going back to the mysterious stone slab, however, it seems that in 2003, a team in Egypt could go deeper into the mystery and have finally been able to break through the slab to admire its secrets.
The official statement was that behind that plate the scholars found nothing and as proof of this a photo was also published.
But it is on the latter that someone has decided to open a debate. In fact, looking at it, it seems like admiring two different plates. Of course this has done nothing but make the mystery even more dense in fact it is now clear that many already did not believe it possible that behind that slab there was nothing preserved, given also its location, in short, who would have inserted them that slab if it were not served to nothing, not only, after the various recommendations not to use methods that are too invasive, it is decided to perforate it without knowing what was behind it, thus risking to make an incalculable disaster.
Although everything seems to have been explained officially, in light of all these mysteries it is not surprising that more than a few remain skeptical of all this.